Le coltivazioni erbacce sono condotte seguendo quelle che sono le buone pratiche agronomiche, infatti la programmazione colturale dei terreni, viene fatta tenendo conto del potere depauperante delle graminaceae e migliorativo delle leguminosae le quali vengono opportunamente avvicendate in una rotazione colturale triennale.
Al grano (duro o tenero) e l’orzo, viene fatta seguire l’avena, poi una leguminosa (favino o trifoglio) per riproporre nuovamente grano o orzo, evitando così l’effetto deleterio per il terreno della monosuccessione colturale.
Particolare attenzione viene posta alla conservazione e ripristino dei livelli in sostanza organica ed elementi nutritivi del suolo, infatti dopo il ciclo della prima graminacea, oltre che alla trinciatura della paglia durante la trebbiatura, è solito fare una buona concimazione organica a base di letame maturo di almeno 6 mesi proveniente dall’allevamento ovicaprino di proprietà dell’azienda.
Le operazioni colturali eseguite per la preparazione del letto di semina dei cereali sono: aratura (profondità 30-40 cm), una prima erpicatura con frangizolle a dischi, spietramento (necessario per l’incolumità delle macchine ed attrezzi), una seconda erpicatura, semina (300-310 kg/ha) e rullatura.
Di seguito, quando il ciclo vegetativo della pianta arriva alla fase di accesti
mento (fase caratterizzata dall’emissione di alcuni germogli secondari a partire dalla base fogliare), si rende necessaria una concimazione azotata a base di UREA agricola granulare al 46% , nella quantità media di 125-130 kg/ha, questo per aiutare la pianta a superare il verificarsi di forti e continue gelate primaverili, e far si che la stessa arrivi nutrizionalmente equilibrata ad avviare la fase di levata. Tale concimazione la effettuiamo verso la prima seconda decade di febbraio.
Successivamente a metà-fine di aprile, in corrispondenza della fase di levata (ripresa vegetativa e allungamento degli internodi) e poco prima che la pianta entri nella fase di botticella, si procede con la lotta alle infestanti mediante diserbo chimico. In genere riusciamo a controllarle con il solo trattamento per dicotiledoni (infestanti a foglia larga). Contestualmente al principio attivo diserbante aggiungiamo un concime fogliare a base di azoto e microelementi (Mn, Zn, Fe, Cu, B), quest’ultimo necessario poiché durante la fase di botticella, vi è l’emissione da parte delle piante delle foglie a bandiera, le quali con la loro attività fotosintetica produrranno le riserve che andranno ad accumularsi nella cariosside.
Superata la spigatura, granulazione e maturazione della cariosside, si arriva alla raccolta per mezzo della mietitrebbia (macchina semovente che permette l’operazione di mietitura e trebbiatura) tale operazione avviene intorno alla metà di luglio, sperando che nel frattempo l’andamento climatico non sia stato ne troppo arido (per evitare la stretta), e nemmeno troppo umido onde incombere in fisiopatie come ruggini e fusariosi.